sabato 31 agosto 2013

SCOLMATORE BISAGNO - M5S Genova



Come Municipio III Bassa Valbisagno siamo stati chiamati il 29 agosto a dare un parere sul progetto del I lotto dello scolmatore del Bisagno (ovvero il mini-scolmatore che dovrebbe convogliare le acque di Fereggiano, Rovare e Noce).
La prima perplessità che sorge all'esame dei documenti relativi al progetto è in merito ai suoi costi, o quantomeno alle informazioni che esistono in proposito.
Non avendo infatti a disposizione alcun elenco prezzi, computo metrico estimativo o quadro economico - documenti che, leggiamo dall'elenco elaborati, dovrebbero essere stati redatti entro il 28 agosto, e ci auguriamo di poterli vedere quanto prima - ci possiamo basare solo su un paio di righe fornite dagli elaborati, in cui si parla di "costo pari a meno del 40% del costo totale dell'impianto", mentre nello studio di impatto ambientale la percentuale assunta è "pari a circa il 34% del costo totale".
Già su queste percentuali qualche dubbio si pone: ogni punto corrisponde a circa 1 milione e mezzo di euro, quindi passando dal 34 al 39% ad esempio ci "mangiamo" quasi per intero il contributo di Comune e Regione. Ma c'è dell'altro che ci lascia perplessi.
Nella relazione infatti, si parla di 153 milioni di costo totale, cifra ripresa dal Progetto Definitivo del 2007 e non attualizzata. Da dove arriva questa cifra, visto che come già detto non abbiamo computi metrici e altre stime dei costi?
Si impone un breve riepilogo:
nel 2000 il progetto preliminare di Binnie, Black e Veatch stima un costo di 250 miliardi di lire(170 milioni di euro attualizzati);
nel giugno 2003 la Technital ed altri si aggiudicano la redazione del progetto definitivo sulla base di una stima di circa 150 milioni, e dal 2008, come si può vedere sul sito dell'impresa, l'importo dei lavori è stimato in 153.427.629 euro.
Quindi, prendendo per buoni questi dati, il costo di questo primo lotto, dovrebbe oscillare tra il 34% del totale, circa 52 milioni, ed il 39%, ovvero circa 59 milioni di euro (cifre del 2008, non attualizzate), che è infatti la cifra che viene recentemente riportata nell'annuncio fatto dall'Ass. Garotta, insieme al Vicesindaco Bernini e all'Ass. Crivello, in un articolo apparso domenica 25 agosto su "La Repubblica".
Ci sembra perlomeno curioso che il costo del progetto in 5 anni resti invariato, visto che come si legge nella premessa alla relazione descrittiva generale, questo "ha richiesto un adeguamento sia normativo, che di prezzi che alcune modifiche di approccio progettuale"; se le dichiarazioni fatte si basano quindi sul progetto del 2008 ci chiediamo se non ci sia il rischio non trascurabile che si abbiano delle sorprese quando saranno forniti i dati economici relativi al progetto attuale.
Il secondo dubbio che abbiamo è relativo al valzer di cifre sorto da tempo intorno al costo totale dell'impianto.
Infatti, anche volendo attualizzare i costi, non si riesce comunque a capire come si possa passare da questi 153 milioni circa ai 260 milioni presentati in diverse occasioni dal mondo politico genovese, dal 2008 ad oggi.
Sul sito della Provincia troviamo infatti un commento all'assenso del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici al progetto definitivo (e siamo a marzo 2008), in cui si parla di 230 milioni, comprensivi di "opere accessorie di sicurezza e riqualificazione dell'alveo del torrente nella vallata".
Questo significa che erano previste opere per circa 80 milioni di riqualificazione fluviale(speriamo infatti che nei 153 milioni stimati siano ricomprese anche le gallerie di cantiere), con caratteristiche di propedeuticità e necessità identiche a quelle del mini-scolmatore e sulle quali il consenso è generale. Il progetto parla infatti di "interventi strutturali" non solo "volti alla mitigazione dell'emergenza idraulica del bacino del torrente Bisagno," ma anche "alla ridefinizione urbanistica del tratto terminale ed alla riqualificazione ambientale dell'alveo e delle aree circostanti".
Più recentemente, l'assessore Garotta in consiglio comunale parla di un progetto dal costo complessivo di 260 milioni, cifra riportata anche sul sito della Regione Liguria dal 2011 e nell'articolo della Repubblica già menzionato.
Visto che si insiste su questa cifra e che il progetto parla invece di 153 milioni, ci piacerebbe sapere se e come si intende procedere con le altre opere di riqualificazione fluviale, intendendole non solo come quei lavori - peraltro lodevoli - di rinforzo "puntuale" nelle situazioni di maggiore emergenza (come ad esempio il rinforzo degli argini del Geirato), ma soprattutto come strategie diffuse e di minore impegno economico, alle quali ci auguriamo che l'amministrazione rivolga una attenzione particolare.
Infine, siamo stati chiamati a votare l'"Approvazione progetto definitivo del 1° lotto dei lavori per la realizzazione della galleria scolmatrice del torrente Bisagno, a servizio dei torrenti Fereggiano, Noce, Rovare", quando invece si dovrebbe forse più correttamente parlare solo di "primo stralcio del primo lotto".
Dall'articolo citato precedentemente della Repubblica apprendiamo che la cifra stanziata per i lavori sarebbe di 45 milioni di euro (di cui 25 milioni dal Piano Città, 5 rispettivamente da Comune e Regione e 10 da nuovo indebitamento del Comune). Questo primo stralcio andrebbe dunque ad intercettare il solo rio Fereggiano, mentre per Rovare e Noce si parla di un successivo intervento del costo di circa 14 milioni di euro (per un totale quindi di 59 milioni).
Si parla anche, per inciso, di tempi di realizzazione 2015 - 2017, mentre il progetto prevede 60 mesi per il completamento del primo lotto e, considerando che questo primo intervento andrà a realizzare la maggior parte delle strutture previste, due anni sembrano veramente pochi.
Manca quindi completamente qualsiasi previsione sulla copertura finanziaria del secondo stralcio, che ricordiamo è parte integrante di questo primo lotto. Se a questo aggiungiamo il fatto che stiamo discutendo di un progetto di cui non conosciamo neanche i dati economici, se non in modo molto generico da qualche articolo di giornale, la situazione, almeno secondo noi, è grave.
Ancora una volta si ha la netta impressione dell'inutilità del ruolo del Municipio; la sensazione di costituire un fastidioso, ma purtroppo obbligatorio, passaggio burocratico che serve solo a ratificare le scelte della Giunta con il voto di una maggioranza che ci chiediamo come faccia in tutta coscienza a sentirsi adeguatamente informata sugli argomenti che siamo chiamati a votare.
A fronte dell'emergenza idrogeologica, ci troviamo un progetto che è sui tavoli da quasi 30 anni, e che ha visto l'intervento della magistratura nell'ambito interessato dapprima riguardo l'esecuzione delle opere (1993), poi in merito alla gestione delle emergenze (2011), ed ora riguardo l'assegnazione degli appalti (2013). Insomma, una situazione di dissesto in termini dell'implementazione delle politiche amministrative paragonabile a quello idrogeologico.
Non è facile indicare su quale dei due dissesti sia necessario intervenire: basti pensare che tra l'alluvione del 1970 e quella del 2011 la stima dei danni è passata da 53 milioni di euro (attualizzati) a 96 milioni [fonte: Piano di bacino]. Ovvero, mentre si discuteva sulla "grande opera",la sensibilità del territorio in termini economici agli eventi alluvionali è aumentata dell'80%.
Un'emergenza sul tavolo da 30 anni non può più essere considerata un'emergenza, quanto piuttosto una piaga endemica, e non è da escludere che proprio l'atteggiamento "fideistico" nei confronti dello scolmatore, unica soluzione teorica ma irraggiungibile nei fatti, invece che la soluzione non sia in realtà una parte del problema.
Non siamo infatti contrari allo scolmatore in sé: un'opera che gli esperti ritengono necessaria, anche se costosa, anche se con lunghi tempi di realizzazione, è giusto che da qualche parte debba iniziare, ma per garantire che non rimanga una cattedrale nel deserto deve essere parte di un progetto completo e integrato, che richiede una serie di interventi di riqualificazione fluviale e territoriale, quali interventi di manutenzione continua sul territorio, non solo limitati agli alvei dei torrenti ma che coinvolgano tutte le concause che influiscono sul rischio idrogeologico, ad esempio lo stato di abbandono di terreni collinari e boschi; interventi di risanamento edilizio sul costruito (troppo e male!) ed una politica che metta al primo posto il concetto di "stop al consumo di territorio".
Mentre sono 30 anni che sentiamo parlare solo di scolmatore ed ancora, dopo 30 anni, vengono approvati progetti che consentono l'insediamento sugli alvei di interi nuovi poli urbani in aree già di per sé alluvionabili, ma per di più circondate da terreni il cui rischio idrogeologico è stato ripetutamente confermato, altri che minano la già delicata situazione delle nostre zone collinari, con ulteriori sbancamenti e impermeabilizzazioni delle ultime aree verdi del quartiere, mentre la Regione approvava un piano casa che consentiva di costruire ancora più vicino agli alvei proprio nei giorni precedenti l'alluvione.
Di fronte a tutto questo, a chi accusa il Movimento 5 Stelle di dire sempre "no", viene soltanto da rispondere un "SI" convinto e deciso.
Il modo in cui lo studio di impatto ambientale dell'attuale progetto passa "in gran carriera" la cosiddetta opzione zero sembra dimenticare che quella in cui ci troviamo è proprio un'opzione zero "forzata" (anzi, in realtà è un'opzione "- 25", se contiamo i milioni già spesi) e che la logica delle grandi opere ha ormai, volente o nolente, fatto il suo corso.
L'assunto brechtiano "Tutti parlano della rabbia del fiume, ma nessuno si accorge della violenza del muro che lo contiene" in questo caso non ha solo valore di metafora.
Movimento 5 Stelle Municipio Bassa Valbisagno



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