Tutto
ciò è bello buono e giusto se non che l’attuazione di questi propositi è
demandata ad un Fondo istituito presso la FILSE s.p.a. , la banca che finanzia le Regione e
da questa controllata , che , nel caso,
si occuperebbe di terre e non di denaro , potendo acquisire la proprietà
per contratto privato, ovvero la disponibilità qualora incolte ed abbandonate ,
per locarle a terzi con procedure che possono , ma non devono, essere di evidenza pubblica.
Nella
normativa approvata dalla Giunta , non è previsto l’obbligo , preventivo e
propedeutico, di predisporre l’inventario dei terreni regionali coltivati e non , e quindi non è dato conoscere quali siano codesti
terreni incolti né di chi siano, ed inoltre agli agricoltori, che non siano imprenditori , non viene
riconosciuto alcun incentivo , nemmeno
se volessero procedere al sollecitato recupero , oneroso e difficoltoso su
territorio terrazzato , ove le particelle spesso sono difficilmente
raggiungibili a causa del dissesto delle strade di accesso. In quanto , e se ,
proprietari sono però tenuti all’osservanza di principi minimi di salvaguardia
,che la Regione
indicherà nel dettaglio in successivo regolamento, pena sanzioni, mentre i comuni , che
istituzionalmente sono tenuti alla manutenzione del territorio comunale , non
solo non sono passibili di sanzioni o censure, ma possono ricevere dalla
regione incentivi a fondo perduto per le opere di manutenzione sui terreni
comunali , ed infine diventano controllori di sé stessi perché a loro è rimesso
il controllo sull’ottemperanza ai principi minimi di salvaguardia, o a quelli
indicati nel regolamento comunale che loro stessi si saranno dati, e che , in
veste di manutentori istituzionali , li
impegna direttamente .
In
sostanza Banca della terra è un fondo presso FILSE s.pa. , 1.300.000 € resi
disponibili dalla Regione, la cui
regolamentazione è prevista in futura convenzione di cui nulla viene
anticipato, al quale viene conferita detta somma dalla regione perché la utilizzi per i
compiti assegnati che sono anche di gestione diretta della terra .
Può
infatti acquisire la proprietà o il
possesso per atti privati , può acquisire la disponibilità dei terreni di cui
non si conosce il proprietario dandoli in gestione a terzi secondo procedure
anche private e non pubbliche a sua discrezione, può acquisire le terre incolte abbandonate dietro domanda di
assegnazione a sé stessa .
La
mancanza di obbligo di procedura pubblica, di previa individuazione di tutti i
terreni, di alcuna prevista procedura di
controllo, e di possibilità di gestione diretta da parte di FILSE pare
senz’altro censurabile .
Inoltre
non vi è alcun riferimento, nella relazione di accompagnamento della delibera
, a precedente legislazione regionale
sulle terre incolte, del 1996, che ha previsto l’istituzione di commissioni ,
ancora pare in funzione, le quali avrebbero dovuto essere richieste di riferire sull’esecuzione
, evidentemente negativa , di quella normativa, individuandone le mancanze e
favorendone quindi le modifiche.
Se
ciò sia avvenuto nella relazione non se
ne trova comunque traccia , si auspica
quantomeno una rapporto di evidenza pubblica sul punto specifico e un inventario , reso pubblico , di tutti i
terreni regionali colti ed incolti , verificando soluzioni diverse che
consentano la tutela del territorio incentivando gli agricoltori in base a
piani di sviluppo agricolo predisposti dai singoli , o da consorzi, dove l’
ente regionale terzo abbia funzioni di
gestione delle procedure e di garanzia ,
controllando che i Comuni
eseguano i compiti cui sono
istituzionalmente tenuti.
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