giovedì 16 maggio 2013

Appello alle istituzioni di Marco Costa - M5S Genova


 Vorrei adoperare questo spazio offertomi per segnalare la situazione di rischio esponenziale del quartiere della bassa Val Bisagno, che ricopre anche il rio Fereggiano, dall'evento. 
Ad oggi è passato un anno e mezzo e l'amministrazione pubblica non si è ancora adoperata per la mitigazione del rischio, attualmente si sta vagliando la proposta del miniscolmatore del Fereggiano, non voglio entrare nel merito dell'opera in quanto non conosco i dati e anche perché non sono in grado di approfondirli in quanto non sono competente in merito, ma sicuramente voglio segnalare l'immobilismo istituzionale per le opere di riduzione del rischio. Come riportato dai vari documenti e tra questi anche nei piani di bacino del Bisagno, le opere si dividono in: 

  • - opere strutturali quali anche quelle degli scolmatori che sono indubbiamente onerose e quindi la loro realizzazione richiede tempi lunghi sia per trovare i finanziamenti sia per la loro realizzazione
  • - opere non strutturali e che a loro volta si dividono in manutenzioni sia ordinarie che straordinarie (sono quelle opere immediate che servono per ridurre significativamente il rischio di alluvioni e quindi permettono di convivere in una situazione di rischio accettabile, tali opere sono indispensabili per la regolamentazione della capacità di portata del fiume, per la conservazione della sezione utile di deflusso, per l'eliminazione di cause di pregiudizio della funzionalità delle opere e delle infrastrutture) 

Nel rio Fereggiano fino ad oggi i vari enti preposti non sono intervenuti in nessuna di queste fasi manutentive.
L'unico intervento strutturale a posteriori dell'evento alluvionale è la creazione di un muro di contenimento della frana chiamata delle Brignoline, detto muro fatto in cemento armato parte dal letto del rio, questa opera aumenta la corrivazione della acque in quanto creando tali muri lisci non rallentano la forza dell'acqua nella sua corsa a valle.
Il rio ha materiale in alveo trasportato da anni di incuria che ha causato un innalzamento del suo alveo rispetto la sua quota originale e che quindi ha ridotto la già grave insufficiente portata prevista. Nella parte esondata nel 2011 esistono dei ponti di attraversamento che occupano significativamente l'alveo del Fereggiano riducendone la portata, sempre nello stesso tratto è presente un fabbricato costruito sulla sponda del rio che anch'esso restringe il tratto dell'alveo, detto fabbricato è di proprietà del Comune che lo affitta ad una ditta di serramenti. 
Il tratto esondato nel 2011 è riportato anche nei piani di bacino del torrente Bisagno come un tratto ad alto rischio, tale dato è supportato anche da un Decreto del Presidente della Repubblica di emergenza successivamente prorogato, dove viene segnalato lo stato di emergenza del rio Fereggiano; anche nei piani di bacino sono riportate tutte le situazioni di rischio evidenti che riguardano sia il Bisagno che i suoi affluenti principali, sempre dai piani di bacini risulta che il rischio maggiore è nel tratto terminale del Bisagno, che comporta anche effetti di rigurgito della portata del Fereggiano, si evidenzia uno stato di rischio grave che viene definita come emergenza idraulica in considerazione che tale zona sia soggetta a inondazioni con frequenza poco più che ventennale rappresenta, sia a livello italiano che europeo, un caso limite di vulnerabilità alluvionale.
Questi sono dati estrapolati da piani di bacino che sono stati prodotti con finanziamenti pubblici per dare indicazioni e direttive agli enti preposti per la mitigazione del rischio e che quindi danno indicazioni puntuali sul territorio che deve essere soggetto di accorgimenti particolari per la tutela della pubblica incolumità. 

Altre opere non strutturali sono quelle attive di protezione civile, tramite sistemi integrati di allarme e programmi di informazione di massa che permettano alla popolazione informata del rischio di adoperarsi per adottare misure di autoprotezione questa informazione deve coinvolgere tramite i canali principali di informazione tutta la popolazione, altresì deve essere preparata e coordinata una organizzazione che attivi gli enti preposti con personale che abbia indicazioni precise e che sia stato formato in modo adeguato al rischio desunto, tale formazione si deve fare anche tramite esercitazioni che servono per testare la capacità delle varie componenti del sistema, è stata fatta una esercitazione nel periodo primaverile del 2012 che ha dato esito negativo e che sarebbe servita, se inserita in un sistema di continua programmazione di protezione civile, ma che invece isolata in un singolo avvenimento non ha migliorato la situazione, l'informazione di protezione civile deve necessariamente essere capillare e quindi raggiungere tutta la popolazione, tale informazione si fa con campagne mirate sui principali sistemi di informazione di massa quali, televisioni, radio, quotidiani, internet, ecc. e non sicuramente con l'informazione adoperata sino ad oggi, parziale, locale, limitata, superficiale. 
Queste ed altre informazioni che ho estrapolato da vari documenti, norme, leggi le ho già esposte agli enti preposti con lettere e con richieste puntuali e precise ma purtroppo ad oggi non hanno dato alcun esito. Ultimamente ci sono notizie di iniziative di protezione civile comunale che sembrano destinate a generalizzare il problema senza analizzarne alcuno, si parla di informazioni alla popolazione indirizzando libretti informativi agli alunni delle scuole materne, elementari e medie, volutamente dimenticando gli istituti superiori, anziché fare corsi al personale preposto alla sicurezza degli istituti scolastici, detto personale è quello che prende decisioni in merito a situazioni di rischio e si attiva in emergenza, non è certo il bambino o ragazzo informato tramite tali opuscoli che deve svolgere una funzione attiva, si pensi che attualmente in fase di allerta l'istituto E Montale di via del Castoro a Genova non chiude anche se il fabbricato è nella zona rossa cioè quella ad altissimo rischio esondazione, questo è un esempio di come i vari responsabili, sia comune che dirigenza scolastica, non abbiano la cultura della prevenzione che è poi quella che vogliono insegnare ai bambini ragazzi tramite opuscoli. Nello scantinato del civico 2B di via Fereggiano sono decedute cinque vittime nell'alluvione del 4 novembre ed a oggi in quello stesso scantinato non si è riusciti ad attivarsi per installare una porta per creare una segregazione dei locali sotto il livello della strada e che quindi riduca il rischio alla pubblica incolumità, una denuncia che ho già presentato agli uffici competenti ma che non ha dato esito. 
In questi mesi ho assistito a innumerevoli convegni tenutisi a Genova e indetti da vari enti, istituzionali e no, convegni poco pubblicizzati e con pochissima partecipazione popolare, anche perché venivano indetti in giorni e orari cui le persone di regola lavorano, altresì la platea era gremita di personale preposto dei vari enti dove si assiste ad un rito di complimenti reciproci e di autoassoluzioni con spunti di provvedimenti che pensano di attivare ma che devono ancora essere esaminati, la cosa che ho rilevato più allarmante è che secondo quanto emerge dalle loro esposizioni esiste una responsabilità della popolazione in quanto con i propri comportamenti si mette a rischio da sola. Ho ribadito più volte, anche nelle sedi appropriate con illustri politici e tecnici, che non si ci può proteggere da un rischio che non si conosce e che quindi la loro affermazione conferma la mancanza totale di preventiva informazione sui rischi.
Quindi per poter portare avanti un interesse comune che dovrebbe svolgere l'amministrazione io come cittadino inascoltato, purtroppo sono costretto a cercare canali diversi per sensibilizzare la cittadinanza su evidenti situazioni di rischio per l'incolumità pubblica. 

Marco Costa

Nessun commento :

Posta un commento

Ultimi Post