giovedì 25 luglio 2013

SALVA API


Signor Presidente, Colleghi,

dalla fine degli anni Novanta si registra un preoccupante calo delle popolazioni di api, bombi e altri insetti impollinatori, in tutti i continenti, con picchi di sconcertante gravità del fenomeno in Europa e Nord America.
Com’è noto le api rivestono un ruolo chiave nel ciclo della vita essendo alla base del delicato processo di impollinazione delle piante. 
Infatti, in assenza delle api o nel caso di una loro drastica riduzione numerica, la produzione di cibo su scala globale subirebbe una consistente flessione con conseguenze drammatiche gli sia per gli esseri umani che per gli animali.
I seguenti dati devono essere presi in considerazione: 
- fino al 35% della produzione di cibo a livello globale dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da questi insetti; 
- delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione mondiale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api e solo in Europa, ben 4000 diverse colture dipendono dall’impollinazione entomofila; 
- circa l’84% delle 264 specie coltivate in Europa sono frutto dell’impollinazione naturale operata da api, bombi, farfalle, falene ecc.
- i benefici economici a livello globale legati all’impollinazione naturale, ammontano a circa 256 miliardi di euro.
Il declino delle api è attribuito a diversi fattori, tra cui l’uso agricolo di neonicotinoidi.
I neonicotinoidi costituiscono una classe di insetticidi sistemici di nuova concezione che negli ultimi quindici anni ha conosciuto una rapida diffusione.
Studi come quello di Apent e il rapporto pubblicato, il 16 gennaio 2013, dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare – European Food Safety Authority (EFSA), condannano i rischi che i pesticidi neonicotinoidi comportano per le api e in particolare accertano il danno provocato da tre di queste sostanze (clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam). 
Quanto detto conferma quello che apicoltori, cittadini, associazioni denunciano da anni. 
Numerosi apicoltori testimoniano che, una volta interrotto l’uso di tali sostanze, le api ricominciano naturalmente a ripopolare i campi.
Inoltre questi prodotti, in ragione del loro elevato rischio di neurotossicità, oltre a rappresentare una minaccia per insetti utili come le api potrebbero rappresentare anche un possibile rischio per la salute dei vertebrati, compreso l’uomo. 
Negli ultimi anni è cresciuto il numero degli studi che vedono nei neonicotinoidi una potenziale fonte di alterazioni “sottili” anche sui vertebrati, rischio che dovrebbe essere adeguatamente valutato con particolare riguardo agli effetti neuro-endocrini.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) di Roma, già nel 2009 sottolinea che gli effetti neuro-endocrini dei neonicotinoidi nei vertebrati meritano una più attenta valutazione in relazione ai potenziali rischi.
In linea generale, “soggetti particolarmente vulnerabili come bambini, donne in gravidanza, soggetti con alterazioni endocrino-metaboliche, risulterebbero maggiormente esposti attraverso la diffusione di questi principi attivi nell’ambiente, nelle filiere alimentari e, quindi, anche nei prodotti dell’alveare. Per i soggetti adulti, infine, è documentata l’azione inibente dei neurotossici sulla capacità riproduttiva e sulla fertilità maschile”.
Inoltre la caratterizzazione dei possibili rischi per la salute umana associati all'esposizione a "interferenti endocrini" è attualmente definita una delle nuove priorità per la sicurezza degli alimenti e dell'ambiente dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità).
Ciò premesso, appare evidente come il tentativo, ad opera di multinazionali operanti nel settore dei pesticidi, di attribuire il declino delle api a svariate cause patologiche specifiche apistiche, si possa spiegare alla luce dell’intento di proteggere gli enormi proventi economici derivanti dalla vendita di tali prodotti a scapito della sopravvivenza di una specie animale di incommensurabile valore per il genere umano.
In particolare i pesticidi più pericolosi sono sette (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina, e deltametrina). Si tratta di neonicotinoidi e altre sostanze (Piretroidi, Fenilpirazoli e Organofosfati) i cui brevetti sono di proprietà di colossi chimici come Bayer, Syngenta, BASF e altre ancora.
In Italia, il Ministero della Salute ha prorogato, con Decreto del 25 gennaio 2013, fino al 30 giugno 2013, la sospensione dell’autorizzazione d’uso dei concianti sistemici sul mais.
Sebbene il divieto in questione abbia dato immediatamente un respiro di sollievo alla popolazione di api, la proroga di tale sospensione è ormai scaduta e il problema si ripresenta in tutta la sua gravità.
A livello europeo il recente regolamento 485/2013 istituisce restrizioni all'utilizzo di tre neonicotinoidi (clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam) per limitarne l'impatto negativo sulle api. Tuttavia le relative restrizioni si applicheranno solo dal 1 dicembre 2013 e ad ogni modo il provvedimento ha carattere transitorio arrivando a coprire un periodo di due anni (2013 – 2014).
In sintesi l’uso di insetticidi neurotossici è l’unico fattore di totale responsabilità umana su cui un intervento legislativo possa produrre effetti diretti e verificabili.
Bisogna agire in fretta, per evitare che nel periodo di agosto - dicembre 2013, in assenza di uno specifico divieto di utilizzo di tali prodotti, venga inferto un altro duro colpo al patrimonio apistico nazionale.
In ragione della gravità della situazione e delle potenziali conseguenze, è necessario trovare una soluzione definitiva al problema, mirando ad impedire in maniera permanente l’utilizzo di prodotti con le citate componenti chimiche nel nostro Paese, a questo scopo ho depositato una interrogazione urgente al Ministro della Salute e al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali.

Video 

(Cristina De Pietro)
25/07/2013

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